Valentina Tamborra a Milano
Valentina Tamborra presenta, in anteprima assoluta, il suo ultimo libro, “Incontri al confine”, alla Libreria Verso di Milano. Appuntamento alle ore 19.00 in Corso di Porta Ticinese, 40. Dialoga con
Valentina Tamborra presenta, in anteprima assoluta, il suo ultimo libro, “Incontri al confine”, alla Libreria Verso di Milano. Appuntamento alle ore 19.00 in Corso di Porta Ticinese, 40. Dialoga con
Nel 1970 Curtis Mayfield incide un disco che segnerà profondamente la storia della musica afroamericana. Lo intitola semplicemente con il proprio nome: Curtis. Tra i brani in scaletta c’è anche Miss Black America, un affascinante gioco di specchi tra l’esaltazione della bellezza nera e una metafora del percorso che gli Stati Uniti dovranno ancora compiere per mettersi alle spalle secoli di razzismo e ingiustizie. Sappiamo bene che i cambiamenti si riveleranno più lenti e controversi del previsto, tuttavia ha senso partire proprio da questa canzone per provare a raccontare un’altra storia.
Il romanzo Frammenti di vetro (in lettone Stikli) si svolge in Lettonia tra il 1937 e il 1939, all’epoca della dittatura di Kārlis Ulmanis (1877-1942). Tutti i personaggi principali di questo libro, le cui voci si intrecciano toccando diversi piani temporali, sono però segnati, in maniera spesso dolorosa e traumatica.
Nei giorni in cui l’Italia si sveglia con il cuore spezzato per l’ennesima vittima di una violenza che dovremmo smettere di chiamare cieca perché, al contrario, ci vede benissimo, Il Giornale sceglie di riproporre una storia ai suoi lettori, quella di Milena Quaglini, in un articolo così titolato: “Punisco i maschi”: e Milena divenne la vedova nera dell’Oltrepò. E quindi? Cos’è che vuole realmente dirci la riproposta di un caso di cronaca di vent’anni fa nelle stesse ore in cui si scopre l’inferno a cui sono stati condannati Giulia Tramontano e il suo bambino?
Ci parlò di un fiore della foresta amazzonica, il camalote, un giglio d’acqua che porta con sé lungo le rive dei fiumi le proprie radici durante i suoi spostamenti. Un fiore nomade, vagabondo, “From roots to routes”, dalle radici alle strade: prendere, fare bagaglio e lasciarsi andare al movimento.
C’è sempre la jilal nei ricordi di infanzia di un somalo. C’è il tempo della sete, della carenza d’acqua, dell’erranza nel deserto per poter esaudire il desiderio di assaporare nuova vita. Ci pare irreale, persino anacronistico, eppure ancora oggi la Somalia è una delle zone più colpite dalla siccità. Nessuno sembra accorgersene, ma proprio in queste settimane, nel Corno d’Africa, sedici milioni di persone stanno affrontando la quinta stagione delle piogge che fallisce. Muoiono gli animali, la terra si inaridisce, muoiono uomini, donne e bambini. Giovani e anziani, passato, presente e futuro. Muoiono di sete. Muoiono di fame. Muoiono perché il mondo immaginato da John Lennon è ancora, e resterà, il motivetto di qualche pacifista.
Chissà cosa si prova a essere trattato come un uomo libero. Un uomo libero tra tanti, con la schiena dritta e il passato alle spalle. Chissà cosa si prova a non diventare la propria condanna, il reato commesso, in un lento logorio di giorni che separano dalla libertà. E una volta che si è fuori, lontano da sbarre e celle, cosa posso davvero fare della mia libertà? È nell’istante di quest’ultima domanda che si inserisce Fuori di Birgit Birnbacher, per porre al centro un tema fondamentale come quello del carcere, che nel nostro immaginario è qualcosa di lontano, di alieno, di inaccessibile.
Sono 200 milioni le donne che, in tutto il mondo, vengono marchiate dal sangue della mutilazione genitale. Una stima prevede che, prima del 2030, 68 milioni di bambine passeranno dall’infanzia all’età adulta attraverso la lama di un coltello affilato.
Per tutta la vita mi sono sentita sbagliata perché il mio corpo non è conforme agli standard della società. Da quando ne ho memoria, il mio peso è stato un problema, qualcosa di cui vergognarsi, quasi un disonore.
L’opera, la prima della pentagonia di Arenas (edita in Italia da Mar dei Sargassi Edizioni, con traduzione di Alessio Arena), porta tra le sue pagine i suoni, i colori e gli odori di quell’isola dilaniata, così forti da far quasi sparire il dolore. Celestino prima dell’alba è l’antistoria della rivoluzione, quella nascosta nel cuore della Cuba rurale, arcaica e sognante.
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